Le ragazze meritano rispetto

Uno sfogo personale contro gli idioti che sputano sentenze senza sapere di cosa parlano

Francesco Rigoni

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L’ultima foto che ho postato su Instagram era lo stadio di giovedì che cominciava a riempirsi.

Dopo quella foto c’è stata Italia-Spagna, una partita che mi è rimasta addosso.

È da quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita che penso alle parole da usare per dire quanto mi bruci questa sconfitta, ma invece di uscire dalla bocca si fermano in gola formando un groppo grosso così.

Mi dispiace tantissimo soprattutto per le ragazze, che hanno avuto anche la loro buona dose di sfortuna perdendo per infortunio tre titolari in altrettante partite.

Le azzurre hanno le loro colpe ma non sono le principali responsabili di questa disfatta, anzi.

Loro hanno il merito di non risparmiarsi mai nonostante tutto, di scendere in campo e spremere tutte le loro energie mettendoci la faccia, sempre.

Ho parlato con alcune di loro ieri dopo la partita, e si leggeva nei loro occhi la delusione per non essere state all’altezza.

C’è addirittura qualche idiota che si è permesso di insultarle sui social ufficiali della FIR. Idioti che dimostrano in questo modo la loro profonda ignoranza. Per due volte.

  1. Prima di tutto ignoranza in generale, perché dimostrano di non sapere che la nazionale di rugby femminile appena un anno fa era settima nel ranking mondiale, il miglior risultato mai raggiunto da una rappresentativa nazionale italiana in questo sport. Per male che possa andare questo mondiale, nel peggiore dei casi le italiane chiuderanno al decimo posto nel ranking. Per dare l’idea, i maschi sono al quattordicesimo.
  2. In secondo luogo ignoranza in particolare, perché questi haters idioti dimostrano di non avere la più pallida idea di quello che significhi essere donna e provare a giocare a rugby in Italia.

Va ricordato che nel nostro paese nel rugby femminile (come in tantissimi altri sport in rosa, purtroppo) non esiste il professionismo. Questo significa che le giocatrici, anche quelle della Nazionale, fanno dell’altro oltre al rugby, non potendo guadagnarsi da vivere con la palla ovale.

Fanno parte della nazionale femminile ora in tournée in Irlanda studentesse, commesse, impiegate, avvocate, insegnanti, personal trainer, che per giocare la Coppa del Mondo hanno dovuto chiedere le ferie o mettersi in aspettativa.
Quando scendono in campo si trovano di fronte atlete professioniste, che giocano a rugby di mestiere, stipendiate direttamente dalla propria Federazione (per esempio inglesi e francesi, due corazzate che non a caso si scontreranno in semifinale) e di conseguenza sono molto più allenate delle azzurre, che non giocano un’amichevole o un test match da quattro anni (prima di due storiche edizioni del sei nazioni in cui hanno vinto 5 partite su 10, di nuovo non a caso), trovandosi quindi a giocare contro un avversario vero solo nelle partite ufficiali, quando ormai è troppo tardi.

Nel campionato femminile italiano non esiste la benché minima retribuzione, nemmeno per chi vince lo scudetto. Si gioca solo per la gloria. In nazionale alle giocatrici viene dato un rimborso spese per le trasferte.

E c’è chi si permette di mettere in dubbio la loro voglia, passione o dedizione, o l’attaccamento alla maglia. Branco di idioti.

Come diceva Ron Burns, scrittore e giornalista statunitense: “Non si può fare nulla a prova d’idiota, perché gli idioti sono estremamente ingegnosi”.

Ma quanto siete forti.

Le ragazze con cui ho parlato avevano facce sconvolte dal rimorso, e in fondo ai loro occhi si leggeva distintamente la consapevolezza di essere meglio di così, potendo. Le ho viste bramose di rivalsa, con un fuoco dentro nonostante la sconfitta e nonostante i vigliacchi che le insultano da dietro una tastiera. Non tutti possono camminare a testa alta dopo una sconfitta; loro possono, e devono farlo.

Perché hanno perso, certo, ma va ricordato che loro rappresentano solo una delle due facce della medaglia: quella bella.

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Francesco Rigoni

Leggo, tantissimo e qualunque cosa; un giorno vorrei guadagnarmici da vivere. Amo il cibo, i viaggi, i film e ho un debole per la cancelleria di gran pregio.